mercoledì 18 aprile 2012

6 anni 18 aprile 2006

Oggi sono sei anni che ho fatto il trapianto. Oggi sono sei anni che sono tornato a vivere. Sei anni come quelli di Lorenzo. Oggi è il mio secondo compleanno. Oggi non posso trattenere il magone per quello che ho attraversato. Oggi sto bene e posso raccontarlo. Oggi sta diventando una delle mie parole preferite. Oggi vuol dire vivere giorno per giorno. La sacca con le cellule era arrivata nel pomeriggio, le mie braccia erano un campo di battaglia. Non si trovava la vena per l'ago, un ago grande. Hanno chiamato un medico della rianimazione e mi ha fissato un catetere venoso nella femorale. Da lì sarebbe passata la nuova vita.

Oggi molte cose sembrano diffcili e faticose, così come ho sentito la fatica per quello che ho dovuto fare allora. Oggi sono un sopravissuto al cancro e al trapianto. Ricordo tutto, le parole, l'affetto, l'attenzione, le cure, i volti, la paura, la durezza. Ho avuto forza, una forza incredibile, così come la fortuna. Ho affrontato situazioni molto critiche: sentire le percentuali di sopravvivenza,  firmare il consenso informato (dove c'è scritto che si può morire), non vedere mio figlio piccolissimo, non abbracciare chi mi vuole bene e tutto il corredo del malato di cancro del sangue. Tutto però è servito e oggi sto bene. La malattia mi ha insegnato a mettere in ordine le cose, dalle più importanti alle meno importanti. A pensarci è il cervello senza bisogno dei punti elenco di powerpoint, senza argomentazioni troppo raffinate.

Al contempo però ti scopri fragile di fronte agli eventi della vita, quella con la minuscola, quella di tutti i giorni, quella vita che dai per scontata. Siamo sempre impreparati, così come si è sempre avuto fiducia in qualcuno e poi veniamo traditi, allo stesso modo la malattia arriva e non sei pronto. Il setaccio delle cose che contano si restinge sempre più, quello che rimane è l'essenza dell'affetto. Bisogna guardare quello.
E' diffcile da scrivere, e ripercorrere quei giorni è per me una sorta di redenzione: ricordare i sapori (alle 7 del mattino ho dovuto succhiare un ghiacciolo al limone per evitare, durante la chemio, che i funghi attaccassero la faringe) o del trattamento da fare ogni giorno dopo essermi lavato i denti, gli odori di disinfettante asettico, i rumori delle pompe che funzionano h 24, la luce che scendeva al tramonto, i punti che tirano sulla pelle.
E poi tutto il resto, il cibo implasticato, i dolori, la debolezza e la stanchezza. Quella sensazione di straniazione. 

La chemio ad alte dosi è devastante. Ti svuota dentro e ti rimbabisce fuori.

Ci sono stagioni della vita che ci sembrano, e sono, più faticose di altre, ti senti come se stessi camminando su l'asfalto fuso, ogni passo è una fatica. Non ti muovi e non ti rendi conto che tutto intorno a te è fermo. Immobile. Chi pensavi che ti potesse aiutare si dilegua e ti ritrovi con niente in mano.
Ce la menano con il merito la produttività, l'abnegazione. tutto giusto per l'amor del cielo, ma non è detto che se sei bravo e ti comporti bene alla fine avrai una ricompensa. Non è così nella vita, non è così nella malattia. C'è chi se ne frega degli altri che sta sempre bene, che pensa di essere immortale e non gli importa nulla di chi soffre e del male ch epossono fare le parole. Tutto il contrario degli affetti e dell'amicizia. Lì trovi quelli che si danno subito da fare per aiutarti. Capisci la differenza tra chi ti vuole bene, anche se non ti vede mai, e chi invece è indifferente anche se ti vede tutti i giorni.
Queste righe sono per voi, per quelli che mi vogliono bene. 
Su questo blog arrivano però anche in molti che cercano notizie sul Mieloma, su come si cura, su come funziona il trapianto di midollo, su quali sono le terapie migliori. Non ho risposte perché non sono un ematologo. Però vi dico di chiedere proprio agli ematologi, loro sono informati. Fatelo, fatelo, non aspettate.
Vi abbraccio tutti. 

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