venerdì 18 maggio 2018

Minuti, ore, giorni, mesi anni


Fratelli, è andata, ed è andata bene.

Il cerchio si è chiuso ancora una volta, fortunatamente, bene.
Il controllo che va bene, mi fa sentire bene.
La parola bene mi piace scriverla, sentirla, ripeterla, vederla. Così come remissione completa.
Mi carica, mi aiuta ad affrontare tutto il resto con il distacco giusto, con la lucidità che serve, con la consapevolezza che niente è scontato.

Mi sono congedato dalla visita con l'abbraccio al mio dottore (vietato nelle ematologie perché è pericoloso il contatto fisico con chi ha basse difese immunitarie), lui lo sa e per questo mi riceve per ultimo, quando ormai la giornata è finita.
Esco dall'ospedale, giro la clessidra e riparto per arrivare al giro successivo che sarà in autunno inoltrato. Per me la giostra gira più lenta, ma comunque gira sempre. Prima girava velocissima con controlli serratissimi. Soprattutto dopo l'allogenico.
Il numero 6 e i suoi multipli mi accompagnano, amo i numeri pari, oggi è il 18 maggio, un mese fa era l'anniversario del trapianto (12 anni) da donatore e tra un mese  (18 giugno) sarà il mio compleanno. I numeri e i conti fanno parte delle terapie.

Tutti contano, perché purtroppo tutti hanno un tempo da misurare, chi dal prossimo controllo, chi dal trapianto.
Si inizia contando i minuti (quanto ci mettono le cellule a scorrere nel catetere e a posizionarsi); le ore (per vedere se le cellule producono sangue); poi si passa ai giorni (per controllare come il fisico ha reagito) poi ai mesi e li inizia trasparire un po' di tranquillità. Infine si contano gli anni.
Siamo identificati dal tempo che è passato dal trapianto, è una delle nostre generalità, scritta in grassetto sul referto.

Nei giorni che precedono il visitone, vivo in come in una bolla, ripenso al passato, con l'idea che sto sempre lottando contro il cancro o contro i suoi demoni che continuano a seguirci e tormentarci.

Il controllo mi rigenera, è come se facessi sempre l'emoglobina, una bomba di ossigeno al cervello che così mette in fila tutte le menate del periodo precedente.
Anche io ho avuto le mie e ho deciso di affrontarle combattendo, come si fa con il cancro.
Senza sapere come finirà. Se si deve scegliere è meglio scegliere di morire provandoci.
Poi, si può anche essere sconfitti, ma in questo modo non si sarà mai dei perdenti.

Arriva il giorno (fissato mesi prima) e vedo il mio dottore, cui voglio molto bene, sorridiamo insieme, parliamo dei nostri figli e naturalmente di come sto, di quello che mi è successo. Sono però sempre tranquillo, sempre a mio agio. L'atmosfera è molto diversa dall'inizio, quando tutto era cupo e fatto di silenzi e facce tirate.
Ognuno ricorda il suo inizio. Ognuno ha ben presente da dove è partito. Ognuno sa cosa ha vissuto Sa che deve combattere perché il grigio non esiste, si lotta per la vita e contro la morte.
La forza arriva, non sai nemmeno di averla, poi vedi l'accettazione piena, l'ambulatorio pediatrico pieno, la sala d'aspetto piena, la sala prelievi piena, l'iniettorato pieno, ogni reparto pieno, e capisci che tutti ce l'hanno. Che sono li come te e come te hanno quella forza speciale (altro che luke skywalker).

Nella sala d'aspetto incroci gli altri, l'umanità appunto, i loro sguardi, i loro volti, i loro corpi segnati, imprigionati in un bustino o su una sedia a rotelle. Impari a riconoscere le voci che chiamano dall'interfono, a riconoscere i passi di questo o quel dottore. Le ore sono sempre lunghe, e la loro lunghezza è direttamente proporzionale al tempo che è passato dalla diagnosi. Più è vicino più le ore sembrano interminabili; più è distante più si sopportano. Tutti aspettiamo la buona notizia, tutti sappiamo che non è sicuro che ci sia. Per questo se arriva, seppur un po' ce lo aspettiamo (magari perché abbiamo visto anticipatamente gli esami), siamo strafelici e corriamo a casa per raccontarlo a chi ci ama. Sappiamo di aver fatto anche noi il nostro.

Di tutto questo, da fuori è difficile rendersene conto, siamo aggiornati sul vestito da sposa di quella, della villa di quell'altro, sappiamo come si chiamiamo i figli di tizio, la macchina che ha caio, il tipo di idromassaggio che ha sempronio. E non sappiamo niente di tutta questa umanità che ci sta intorno. L'umanità che è negli ospedali, che fa la fila al pane quotidiano, che chiede qualcosa ai semafori, l'umanità che lavora per paghe da fame, l'umanità che non ha diritti. L'umanità che ti dona il midollo e ti salva la vita.

La kemio, che spazza il midollo, spazza dal cervello anche tutto quello che non serve per riportarti all'essenza di tutto, ovvero la tua vita. E noi siamo quelli che possiamo spiegarlo anche a chi la kemio non l'ha fatta.

W la vita perchè...



Cosa sarà

che ti strappa dal sogno
Cosa sarà
che ti fa uscire di tasca
dei no non ci sto
ti getta nel mare
e ti viene a salvare...



Salute e pace per tutti.




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