sabato 18 aprile 2015

Nove anni e l'immunofissazione è sempre negativa.

Ciao fratelli,
Sono passati nove anni dal giorno in cui sono arrivate le cellule staminali dal Minnesota e in cui ho fatto l'allotrapianto, quello che mi ha salvato la vita.
Il 18 aprile 2006 sono nato per la seconda volta, dopo Lorenzo, mio figlio.

Proprio in questi giorni ho fatto i controlli periodici all'ematologia per la ridefinizione della malattia: Mieloma.

Remissione completa confermata e immunofissazione sempre negativa: Tutto bene.

Il giro è stato lungo, mi hanno rivoltato come un guanto: cuore, polmoni, spina dorsale, esame dell'osso e del midollo, esami del sangue e delle urine. Infine la visita con i miei dottori (tra cui il dottor V., uno cui voglio troppo bene).

Nell'imminenza  del giorno in cui devo recarmi in Istituto un po' di ansia ce l'ho sempre, ho sempre il timore che qualcosa non vada per il verso corretto. Un ritardo, uno spostamento, qualcosa che si disallinea. Per fortuna invece gli ingranaggi si sono incastrati l'uno dentro l'altro.

Cerco di affrontare i vari passi con calma, ma la sensazione è quella di giocarsi tutto ogni volta.

Me ne rendo conto nella sala d'attesa, mentre aspetto che chiamino il mio numero vedo gli altri pazienti, non li conosco ma posso immaginare i loro pensieri, i loro timori, le loro inquietudini.
Vedo i loro affetti stringerglisi intorno. Vedo anche sorrisi, persone che hanno ritrovato la serenità. Tutti, ma proprio tutti, lottano. E la loro compostezza e la loro dignità mi accompagnano.
Sento la solidarietà tra pazienti rafforzarsi: tutti aiutano tutti. Anche solo con una parola.
Questo non cambia mai.

Ci sono però stati dei cambiamenti nella mia vita, soprattutto lavorativa.
La società per cui ho lavorato per oltre 14 anni è fallita e noi, io e i miei colleghi, siamo stati licenziati.
Il curatore fallimentare ha chiamato i reduci (altri erano già stati "dismessi" prima del fallimento). Uno per uno, e in fila davanti a lui, davamo il nostro nome e cognome affinché potesse compilare, a mano, la riga del nome del lavoratore sulla lettera di licenziamento. E' stato triste e altrettanto tristi sono state le vicende che sono seguite. Con i sommersi e i salvati.
E ho pensato che ci sono persone che facendo bene il loro lavoro (il personale dell'ospedale dove mi curano) e essendo altruiste (chi mi ha donato il midollo, voce del verbo donare: dare senza chiedere nulla in cambio) mi hanno salvato la vita. Si la vita, quella cosa li per cui oggi posso scrivere questo blog.
Qualcun altro invece, facendo male il proprio lavoro, la vita un po' me l'ha danneggiata. E non solo a me.
Ma lo sappiamo gli uomini non sono tutti uguali.
I mesi vissuti insieme a tutti i miei colleghi sono stati difficili ma tutti hanno fatto il loro dovere sino all'ultimo minuto.

E' arrivata, poi, una seconda possibilità. E adesso lavoro da un'altra parte.
Mi sono ritrovato in un gruppo incredibile, fatto di ragazzi giovani e molto bravi.  Mi hanno accolto subito con entusiasmo.

Finisco con un pensiero per chi non scappa e affronta il cancro accompagnato da chi lo ama e da chi lo cura e si torna un'altra volta agli uomini.
E a Kipling e alla sua celeberrima  poesia che ha sempre qualcosa da insegnarci

SE

Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all'odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio;

Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.

Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c'è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: "Tenete duro!"

Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!

Pensate agli uomini e dimenticate i quaquaraquà.

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https://www.youtube.com/watch?v=UlHYZ60gkqc la testimonianza sul mieloma