martedì 20 dicembre 2016

E' andata anche stavolta

L'Istituto dei tumori di Milano a dicembre si colora di Natale, c'è un po' più di rosso in giro, i banchetti delle associazioni sono pieni di regalini da acquistare.
I bimbi del settimo piano hanno fatto un video in cui cantano una canzone. 

Anche dove si soffre, a Natale, si vede un po' di allegrie in più.
E un mare di gente, tantissima gente. Sono tutti li perché hanno bisogno di aiuto, di una terapia innovativa o della parola giusta. Quella che li possa mettere in pace con l'anima e, di conseguenza, con il mondo che gira intorno.

Oggi questa parola di pace l'ho avuta io, ho avuto il dono di sentirmi dire che va tutto bene che gli esami sono a posto che l'immunofissazione è negativa, che la remissione è completa.

Mi sono sentito sollevato e spossato allo stesso tempo, aspettavo questo controllo da un po' di mesi, ero pronto, bisogna essere sempre pronti, anche se poi non lo si è mai sino in fondo. Tante parole mi giravano in testa, senza trovare quella giusta.
Invece oggi è arrivata la notizia che speravo. 

Una giornata speciale: il mio medico (nonché mio idolo assoluto) mi ha voluto abbracciare.
E' stata una sensazione meravigliosa, in quel gesto c'era tutto, dodici anni di conoscenza, di controlli, di buone notizie, di momenti difficili, di cure, di confidenze, di inquietudini, di terapie, di affetto. Abbiamo fatto un tratto delle nostre vite insieme. 

Lui ha sempre avuto le parole e i gesti giusti. Rotta la crosta iniziale,come per il branzino al sale, sono scorsi sentimenti, diagnosi, impegnative e ricette. Tutto in modo naturale. 

La sala d'aspetto è sempre più piena, il numero dei pazienti cresce, è tutto molto diverso da quando ho iniziato a frequentare il quarto piano. Più ambulatori, più medici, più ascolto.
E tanti cercano il mio dottore.

Per me andare all'Istituto è come rituffarsi nel liquido amniotico, li mi sento protetto, li riconosco la vita. 
Ovviamente è anche una ginnastica per lo spirito, poche ciance e molta essenzialità. 
E la meraviglia dei sorrisi degli infermieri che c'erano quasi 12 anni fa e che ci sono ancora mi piacerebbe raccontarla a tutti. Ho portato loro il cioccolato, come faccio ogni anno scramaticamente. 

Lo so benissimo, in tantissimi soffrono, in molti non sanno se ce la faranno nonostante le guide e le strade sicure. 
Conosco la sofferenza, molto di quello che sento raccontare dagli altri pazienti (la chemio, gli sciacqui, i ricoveri, gli esami) l'ho provato anche io, ho provato l'ago in vena e il liquido freddo. 

Non so come ho fatto a superare tutto, posso dire però che è stato molto faticoso.
Ho avuto molta fortuna e il mio senso di gratitudine è grande verso tutti quelli che mi hanno curato e che hanno vissuto insieme a me quei momenti infernali.

Bob Marley diceva: "Good friends we have, oh, good friends we've lost
Along the way." 
Purtroppo sono molti anche coloro che non ce la fanno, tra questi, recentemente Francesca (Wondy). E' sempre stata piena di entusiasmo, aveva scritto un libro in cui raccontava come aveva affrontato il cancro. Non ce l'ha fatta. 
Con lei mi ero scambiato qualche mail in cui ci siamo raccontati le nostre storie. Storie che non sempre hanno il lieto fine. Mi è spiaciuto moltissimo.

Il cancro spesso rimane nell'aria come la puzza delle cucine dei ristoranti che risalgono le cappe fumarie e ti arrivano in casa. E cambiare aria è difficile, ma ci si può riuscire. E ci si riuscirà sempre di più.

Sono molto dimagrito, tanti chili e sono arrivato a pesare come dopo il trapianto, la fatica e lo stress mi hanno segnato. E' stato un anno lungo e faticoso, ma non brutto.

Sulla natura stessa della felicità non si riesce a trovare un accordo, e le spiegazioni dei saggi e del popolo sono inconciliabili.
(Aristotele)

Io, oggi, in un abbraccio ho trovato il mio accordo con la felicità 

Fratelli per voi tutti Salute e pace 

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