Ancora una volta si è compiuto il rito del controllo, non so nemmeno più a che numero di visite sono arrivato, sicuramente però stiamo parlando, considerando anche gli esami, di centinaia di ingressi nei vari ospedali.
Ogni volta è diverso, sia se devo vedere un medico o fare delle analisi di routine sia se devo affrontare qualcosa di nuovo.
Ogni volta è diverso, sia se devo vedere un medico o fare delle analisi di routine sia se devo affrontare qualcosa di nuovo.
Entrambe queste esperienze mi sono ricapitate in questi ultimi giorni. Ho avuto un problema a un labbro, niente di preoccupante, però sono dovuto andare di nuovo in ospedale per rimuoverla. E così dottori, attese, timori. E punti, quelli che mi hanno messo sulla bocca.
A questo inconveniente si sono sommati gli esami per il controllo. Ho avuto un intenso dentro e fuori da via Venezian. Ormai conosco le regole, è come per la matematica, la formula per l'area del triangolo non la dimentichi mai, allo stesso modo ti ricordi di prendere il numero, di presentare l'impegnativa, di fornire la tessera sanitaria. Su ogni documento è segnato chi siamo e su ogni documento il codice per l'esenzione ci ricorda la patologia: #048.
E' andato tutto bene. E sono felice per questa remissione completa che continua ad accompagnarmi, fortunatamente, da tanti anni.
In corrispondenza di ogni controllo approfondisco quella che è una specie di filosofia del mieloma.
Naturalmente sono felice di stare bene, però mi chiedo anche come mai ci sono tante persone che, seppur stando bene, sono infelici. È strano, non c'è bisogno di stare male per apprezzare come si sta quando si sta bene. Nessuno sano di mente si ammala apposta per godere della cura o della guarigione. Semplicemente danno per scontato lo stare bene.
Ai pazienti di cancro è richiesto un surplus di energia da mettere sul tavolo per affrontare la malattia e per fare capire agli altri quanto siano fortunati.
Il paziente oncologico ha sviluppato degli strumenti per leggere la vita (la propria e quella degli altri) molto sensibili. Si rende subito conto di cosa è limpido e di cosa è torbido, se il suo interlocutore è un gigante o una piccola persona. È costretto a farlo perché è consapevole che la sua sopravvivenza dipende dagli altri.
Per questo l'affetto di chi ci ama sul serio è, secondo me, una parte della terapia. Una terapia che dura per sempre.
Quando abbiamo avuto la diagnosi ci sono tremate le gambe, poi, pian piano siamo saliti sul treno delle cure e le curve da affrontare, che all'inizio erano tutte ad angolo retto, si sono via via smussate. C'è chi è ancora in attesa di cominciare, con l'ansia che lo avvinghia; c'è chi è mezzo al grande viaggio, che sa già delle cose e ne aspetta delle altre; c'è chi lo ha completato ed è rassicurato, dal mantenimento o dal rapporto delle free lite e c'è, infine, chi il viaggio non è riuscito a completarlo e non ce l'ha fatta.
Anche io sono sullo stesso treno e mi ricordo di tutti i fratelli e le sorelle che sono seduti nei vari vagoni.
Il calendario della malattia è anche quello dei nostri sentimenti, ci ricordiamo le date dei trapianti o di quello che è successo mentre eravamo ricoverati. Ma anche delle cose buone che abbiamo trovato quando siamo tornati a casa.
Quando alla fine del giro mi sento dire che è tutto a posto e il medico (quello che per me è un fratello) si alza dalla sua sedia per abbracciarmi, mi sento benissimo e vorrei che quell'istante fosse infinito.
È lo stesso dottore che mi segue dal 2005, ci sono momenti in cui era preoccupato e allora le mie paure aumentavano. Ma, in tutte le altre migliaia di volte in cui ero agitato per qualcosa, lui era tranquillo e mi ha rassicurato. E se non era preoccupato lui, perché avrei dovuto esserlo io?
Non dobbiamo avere paura, dobbiamo andare avanti disinteressandoci di quello che non ci piace. Nonostante le tenebre che, a volte, ci vengono a cercare.
Come I ragazzi che si amano di Prevert.
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è soltanto la loro ombra
Che trema nel buio
Suscitando la rabbia dei passanti
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è soltanto la loro ombra
Che trema nel buio
Suscitando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo i loro risolini
la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Loro sono altrove ben più lontano della notte
Ben più in alto del sole
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore
J. Prevert
la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Loro sono altrove ben più lontano della notte
Ben più in alto del sole
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore
J. Prevert
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