venerdì 18 dicembre 2020

Un passo davanti alla felicità: il mieloma e la remissione completa

 


Anche quest'anno Natale per me è arrivato prima, è un periodo in cui vivo correndo per la famiglia, per il lavoro, per i miei progetti, per la fatica del lockdown e questo non ha fatto bene alla mia salute fisica e psichica.

Stavo correndo così tanto e così veloce da stare un passo davanti alla felicità senza rendermene nemmeno conto.

La felicità mi inseguiva e io le stavo davanti, incredibile.

Non saprei descrivere bene cosa significhi essere felici se non con quel senso di pienezza della vita fatta di pace e di salute. 

Una vita tornata prepotentmente al centro di tutte le mie attenzioni affinché possa godere di quello che mi sta dando.

Oggi ho fatto il controllo per il mieloma e mi sono quindi fermato, mascherina, percorso tracciato, ambulatorio, colloquio con la dr.ssa Giulia, luminosa, tecnica, padrona della materia e capace di darmi quello che mi serviva, rassicurazioni, umanità e anche un po' affetto. 

Abbiamo parlato a lungo e quando sono uscito con in mano il referto su cui è scritto REMISSIONE COMPLETA, vi garantisco che la felicità, almeno a livello lessicale, per me è un sinonimo di quelle due parole messe una di seguito all'altra. E dopo averle lette e essermi fermato la felicità mi ha raggiunto e sopraffatto.

Il calore mi ha pervaso l'animo e le meschinerie, i problemi, le cazzate sono spariti. Così so esattamente quello che voglio dalla vita: la salute, che nel mio caso, è anch'essa un sinonimo di felicità

Ho fatto il controllo in un ospedale vuoto, ma protetto. Il senso di protezione dell'Istituto dei tumori è unico. Il resto lo fanno i combattenti che sono schierati ogni giorno: i pazienti da una parte; il personale dall'altra. Due forze che si incontrano e che sprigionano un'energia immensa. La stessa energia che arriva me, che mi tiene su, anche se alla fine del giro sono stravolto.

Sono stanco ma vivo, e dopo quasi 16 anni sono ancora qui, cazzo! Non è facile, perchè, nei 360 giorni circa all'anno in cui non ho i controlli fondamentali, mi capita spesso di perdere di mira cosa è importante veramente e di imbattermi in ominicchi, con poca qualità e tanto ego. 

Ah  se ne ho conosciuti. 



Oggi è stato speciale, dopo la visita ho avuto una sorpresa, sono salito dall'ambulatorio al reparto, dal quarto al sesto piano, e mi sono imbattutto nel saluto a Leo, che lascia l'ematologia dopo molti anni per trasferirsi al Day Hospital.

Leo è stato una delle prime persone con cui ho interagito quando sono stato ricoverato in reparto la prima volta, e in ognuna delle tante volte in cui ci sono tornato, lui e gli altri sono stati sempre li, per me. Oggi ho visto anche Rosa, Annamaria, Lucia, Pino (l'highlander) e Anna una parte della squadra che c'era anche nel 2005.

Entrare il quell'area per me è come tornare a casa, rivedere persone cui voglio bene, è un tonico per tutto il resto e rivedere il reparto, ogni volta mi fa pensare a quello che ho passato io e a quello che passano gli altri combattenti. Oggi sempre più soli perché oltre a stare nella stanza sterile hanno le visite molto ridotte. E' dura, davvero dura. 

Il cancro è una malattia che ti dà il tempo di pensare alla morte, di sapere che le statistiche dicono che entro un certo tempo non ci sarai più. Anche per questo è terribile. E anche per questo chi combatte per rubare al tumore un minuto, un'ora, un anno o tutta la vita è un grande (e ce ne sono sempre di più per fortuna). Senza bisogno di insegnare niente agli altri,



se non dando l'esempio di sopportare le cure (a volte davvero pesanti), le fatiche, le  lontananze, insegnano ai "sani" concetti che ignorano.

Io sono con loro perché loro sono stati con me. 

Sono stato molto fortunato e ne ho piena consapevolezza, consapevolezza che il giorno del controllo bussa più forte.

I medici e i ricercatori lavorano affinché la fortuna sia, sempre di meno, una variabile che pesa nella sorte di un malato di cancro. Per questo li ammiro.

Ecco, il tour all'Istituto mi rimette il mondo in asse con l'essenza delle cose e mi allontana dalla superficialità di certe facce, di certi atteggiamenti, di certa arroganza gratuita.

Ce la faremo? Intanto non smettiamo di lottare, per quello in cui crediamo e per mettere sotto la merda che si è presa il nostro corpo.

#dontgiveupthefight

Vi amo e vi abbraccio fratelli

Salute e pace


Donate per la ricerca 

W l'AIL L'associazione italiana per la lotta ala llinfoma, alle leucemie e al mieloma

“Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero non morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.”

Dalai Lama