giovedì 31 agosto 2017

Compagni di stanza e compagni di attesa

L'atmosfera del reparto di ematologia è molto diversa da quella di tutti gli altri.
Le stanze sono sterili e senza contatti con l'esterno. Sono quelle riservate ai trapianti.
Chi ti viene a trovare può parlarti da dietro un vetro, con un citofono. Non esiste la "corsia". Al massimo ci sono delle camere a due posti.
Sono stato ricoverato tante volte, quasi sempre da solo.
Una volta, però, mi è capitato di trovarmi in una stanza da due. E' il caso ad assegnarti il tuo compagno, con lui, chiunque sia, subito, si instaura un rapporto speciale, quasi sacro.
Bastano poche parole, pochi sguardi per capirsi. Di giorno ci sono le terapie, i medici e gli infermieri che girano, i visitatori.Verso sera, quando l'ospedale si quieta, diventa più facile parlare e così ci si confronta. Si condivide, nel senso vero della parola, non quello annacquato che gli attribuiscono i social.
Anzi, più che condividere, il tuo vicino di letto capisce.
Sa.
Non ha bisogno di fare troppe domande, sa che le cure sono pesanti, conosce le angosce, riconosce l'inquietudine. Per questo si crea un clima speciale. Affidi a lui i tuoi sentimenti.

Lo stesso avviene nelle sale di attesa, fuori dagli ambulatori. Tutti aspettano, aspettano, la vita diventa un'attesa. Il silenzio è il principe dell'attesa. Il timore dei neofiti si mescola con quello dei veterani, chi è alla prima visita (ed è spaesato) e chi  da anni frequenta il piano (e ha confidenza con il personale). Il pudore accompagna tutti.
Tutti, però, hanno solo una cosa in testa: uscirne. Sia chi ce la fa sia chi, purtroppo, non ce la fa.

Eh sì, con il cancro non sempre c'è il lieto fine. Chi ci è in mezzo, chi lo conosce, sa bene anche questa cosa.
Per questo i pazienti dell'ematologia, sono unici, perché conoscono il confine tra l'esserci e il non esserci.
Il mio pensiero sarà sempre per chi non ce l'ha fatta e per i medici e tutto il personale dell'Istituto dei Tumori di Milano che mi hanno salvato la vita e che continuano a salvarne.